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Agricoltura Sociale: Proposta di Legge dal Forum Nazionale dell'Agricoltura Sociale

15/4/2014

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Sabato scorso, 12 aprile, prima assemblea Nazionale del Forum Nazionale Agricoltura Sociale per CAPOVOLTI.

A Roma erano presenti per noi Francesco Napoli - direttore del progetto - e Luigina Adiletta - responsabile dell'area agricola. Un primo approccio ricco di contenuti e confronti.

RIFLESSIONI DOPO L’ASSEMBLEA DEL FORUM NAZIONALE DELL’AGRICOLTURA SOCIALE
di Francesco Napoli, Direttore Progetto CAPOVOLTI

SOMMARIO
  1. Una riflessione post-assembleare;
  2. Una legge nazionale per l’Agricoltura Sociale
  3. L’Istituzione dell’Osservatorio sull’Agricoltura Sociale; 
  4. CAPOVOLTI per costruire un Welfare di base a partire dalle soggettività e dalla ri-appropriazione degli spazi di umanesimo, comunità, benessere sostenibile
1 – Una riflessione post-assembleare
L’esperienza della democrazia, dell’incontro e dello scambio di esperienze è sempre un qualcosa di stimolante e di cui essere orgogliosi. Tanto più lo è quando ad incontrarsi e a confrontarsi è il mondo della cooperazione che ha scelto di mettersi insieme per dare voce e senso all’impegno di tante e tanti che da anni operano nel mondo del sociale con uno sguardo alle fragilità e alla possibilità di rimettere in moto processi di benessere a partire dalla tutela dell’ambiente e dalla valorizzazione di uno dei nostri beni più preziosi: l’agricoltura.
Progetto CAPOVOLTI ha scelto convintamente di aderire al Forum Nazionale dell’Agricoltura Sociale perché crediamo che solo dalla circolazione delle buone idee, della passione e della motivazione, possa nascere il cambiamento e una migliore qualità della vita per tutte e tutti.

Ascoltare e condividere l’esperienza delle altre realtà sparse sul territorio, confrontarmi con le difficoltà e le soddisfazioni degli altri, raccogliere stimoli e suggerimenti, è stato per me un momento importante che porto a casa e nel lavoro di ogni giorno come spunto per il futuro.
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ASSEMBLEA NAZIONALE FORUM NAZIONALE AGRICOLTURA SOCIALE - SABATO 12 APRILE 2014 - ROMA
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CAPOVOLTI ADERISCE AL FORUM NAZIONALE DELL'AGRICOLTURA SOCIALE
2 - Una legge nazionale per l’Agricoltura Sociale
L’esperienza di tante e tanti è anche il motore, credo, del Forum, da cui è emerso anche un risultato importante che stiamo per ottenere è quello di una legge nazionale in materia di Agricoltura Sociale. Un passo determinante perché questo metterebbe finalmente ordine nella parcellizzazione e varietà delle normative regionali oggi in vigore, contraddistinte spesso da profonde differenze che non consentono una visione unitaria né interventi coerenti sul piano nazionale generando difficoltà nella costruzione, ad esempio, di interventi più ampi e più complessi dentro reti territoriali di maggiore rilievo.
Per questo credo sia da sottolineare la possibilità di una normativa nazionale, che è ancor di più un risultato se pensiamo che è stata promossa e portata in parlamento da un gruppo di parlamentari provenienti da tutti gli schieramenti politici e che prevedibilmente sarà approvata ad ampia maggioranza. In un paese spesso dilaniato da fratture e beghe, questo mi pare di poterlo sottolineare come una vittoria costruita intorno al buon senso e all’impegno di tante e tanti che hanno creduto nell’opportunità di questa legge.

Una legge che precisa alcuni aspetti fondamentali ed introduce criteri nuovi di partecipazione del mondo dell’Agricoltura Sociale alle scelte che ne investono il destino e la crescita. Oltre agli ambiti di intervento più ovvi e riconosciuti (socio-assistenziale, sanitario, terapeutico, riabilitativo, formativo ed educativo), la norma sottolinea la possibilità di attività rivolte alle comunità locali attraverso beni materiali e immateriali dell’agricoltura Sociale. Mi pare un passaggio sostanziale che rimette al centro le comunità locali e riconosce i beni immateriali quali beni di valore spendibili alla stregua dei beni materiali. Una rivoluzione, per certi aspetti, che rimette al centro le relazioni e le potenzialità in luogo di una logica del profitto che è dilagata fin troppo e che talvolta rischia di contaminare anche gli spazi del sociale. 
Altri due punti della proposta di legge mi sembrano interessanti. Il primo è quello in cui si invita le amministrazioni pubbliche ha prevedere con carattere di priorità l’inserimento di prodotti agroalimentari prodotti da soggetti dell’Agricoltura Sociale dentro i bandi di gara per le mense e i servizi. Un passo sostanziale di metodo e di merito: di metodo perché valorizza l’esperienza della cooperazione e dei prodotti locali, di merito perché consente l’accesso ad ulteriori fonti di finanziamento per le piccole cooperative e promuove la possibilità di una sana alimentazione a partire dai servizi pubblici. Un passo importante anche in vista di un ulteriore avanzamento, ovvero la possibilità di prevedere particolari criteri di tutela e priorità per l’inserimento dei prodotti biologici all’interno dei servizi mensa erogati da servizi pubblici.
3 – L’Istituzione dell’Osservatorio sull’Agricoltura Sociale 
Ed infine, un ultima osservazione, importante è l’istituzione di un Osservatorio sull’Agricoltura Sociale che vedrà la partecipazione congiunta di delegati delle istituzioni centrali, regionali, del Terzo Settore, del mondo della cooperazione, del mondo dell’agricoltura, del mondo dell’associazionismo e del volontariato. 
Un momento di compartecipazione e corresponsabilità in materia di scelte legate all’Agricoltura Sociale che segna un punto a favore dentro discorsi normativi troppo spesso calati dall’altro.
L’Osservatorio avrà anche il compito di monitorare e verificare lo sviluppo delle attività di agricoltura sociale, e questo credo anche quale forma di contrasto a troppi abusi che spesso rileviamo laddove si identifica con agricoltura sociale ciò che in realtà è mero lucro. La semplificazione normativa e amministrativa, la promozione di attività di comunicazione e promozione, la raccolta dei dati, sono altre azioni cui l’Osservatorio sarà chiamato e che mi sembrano indispensabili per completare un quadro omogeneo di intervento e sviluppo del settore. 

4 – CAPOVOLTI per costruire un Welfare di base a partire dalle soggettività e dalla ri-appropriazione degli spazi di umanesimo, comunità, benessere sostenibile
Naturalmente resta ancora molto da fare, ma l’esperienza assembleare ha trasmesso a me, come spero agli altri, fiducia e stimoli per costruire davvero, e insieme, modelli di prossimità e di comunità sempre più a misura delle fragilità e delle comunità che abbiamo a cuore.
In questo CAPOVOLTI intende impegnarsi a pieno titolo e con tutte le risorse che può mettere a disposizione di un contesto certo più grande di noi, ma in cui pensiamo di poter portare il contributo di una realtà locale in costante crescita, di un gruppo forte e denso di professionalità, di idee chiare sulla valorizzazione dell’Agricoltura Sociale.
CAPOVOLTI fin dalla progettazione nasce per promuovere non una struttura, ma beni, laddove per beni intendiamo le potenzialità che ciascuno a suo modo può esprimere e mettere a disposizione. L’immaterialità dei beni, il profondo radicamento dentro la comunità locale - comunità da coinvolgere e non da “usare” come mercato potenziale -, il pieno e diretto coinvolgimento delle famiglie e degli utenti dentro la governance e dentro i meccanismi di scelta e orientamento delle azioni è un carattere identitario cui intendiamo dare il massimo dello spazio possibile.
E poi grande attenzione alla comunicazione e alla capacità di dare spazio a quelle professionalità che più di altre possono aiutare realtà come CAPOVOLTI ad emergere dentro un contesto economico complesso. 
Infine altri due sguardi non possono mancare: quello sul contesto nazionale con la volontà di costruire e potenziare reti territoriali di sempre più ampia scala, perché credo che solo lo stare insieme ci fa più coerenti e più credibili, non più forti. Non vogliamo essere forti, vogliamo essere credibili.
E infine uno sguardo al mondo, alle occasioni che dall’Europa e dall’esterno ci vengono offerte sia in termini di spazi di vendita sia in termini di promozione di un modello sociale e culturale alternativo alle logiche del mercato e della finanza. In un momento di antieuropeismo violento e populista, il nostro compito credo debba essere anche quello di ricordare all’Italia il valore di un Europa delle cittadinanze e delle uguaglianze.
Mi ha molto colpito l’espressione utilizzata da qualcuno ieri in assemblea del Forum come collettivo in cui le cariche sociali elette hanno un ruolo operativo. Ecco, è questa l’idea che mi piace sposare: l’idea di un collettivo, di un contesto che si contamina mutualisticamente e produce ri-appropriazioni di spazi, idee, luoghi ed esperienze. Mi piace l’idea di un collettivo dove la norma è l’orizzontalità del confronto e non la verticalità elettiva, le cui storture sono sotto i nostri occhi. 
Questo per me significa costruire non solo e non tanto un Welfare Comunitario ma un Welfare di base, laddove l’orizzontalità, la ri-appropriazione, la condivisione di scelte con quei soggetti “non abilitati”, “esclusi” dalle discipline della norma e del potere, sono ri-messi al centro della propria esperienza di vita e di relazioni dentro un contesto più ampio di comunità.
Quando dico questo penso alla possibilità per tante e tanti di ritrovare il senso della propria soggettività dentro un’esperienza di autodeterminazione che, purtroppo, va favorita provando a scardinare le regole del controllo sociale, lo stigma interiorizzato e diffuso, lo stereotipo e il pregiudizio che fa dei fragili degli “anormali”. Questo deve cambiare e può cambiare, a partire dalla logica che mi pare di aver ritrovato dentro l’esperienza del Forum. 
Su questo terreno - rete, prossimità, collettivo, ri-appropriazione e sviluppo sostenibile, beni immateriali e centralità delle comunità locali, autodeterminazione delle soggettività – Progetto CAPOVOLTI è pronto ad investire e a dare il proprio contributo, con la responsabilità e i rischi che questo comporterà, ma sicuro che insieme, con la creatività e le risorse che il Terzo Settore e la Cooperazione sanno mettere in campo, potremo realizzare un umanesimo di libertà e benessere a partire da quelle marginalità e fragilità che popolano i nostri quartieri, le nostre periferie urbane e sociali.    
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