3 – L’Istituzione dell’Osservatorio sull’Agricoltura Sociale
Ed infine, un ultima osservazione, importante è l’istituzione di un Osservatorio sull’Agricoltura Sociale che vedrà la partecipazione congiunta di delegati delle istituzioni centrali, regionali, del Terzo Settore, del mondo della cooperazione, del mondo dell’agricoltura, del mondo dell’associazionismo e del volontariato. Un momento di compartecipazione e corresponsabilità in materia di scelte legate all’Agricoltura Sociale che segna un punto a favore dentro discorsi normativi troppo spesso calati dall’altro. L’Osservatorio avrà anche il compito di monitorare e verificare lo sviluppo delle attività di agricoltura sociale, e questo credo anche quale forma di contrasto a troppi abusi che spesso rileviamo laddove si identifica con agricoltura sociale ciò che in realtà è mero lucro. La semplificazione normativa e amministrativa, la promozione di attività di comunicazione e promozione, la raccolta dei dati, sono altre azioni cui l’Osservatorio sarà chiamato e che mi sembrano indispensabili per completare un quadro omogeneo di intervento e sviluppo del settore. 4 – CAPOVOLTI per costruire un Welfare di base a partire dalle soggettività e dalla ri-appropriazione degli spazi di umanesimo, comunità, benessere sostenibile Naturalmente resta ancora molto da fare, ma l’esperienza assembleare ha trasmesso a me, come spero agli altri, fiducia e stimoli per costruire davvero, e insieme, modelli di prossimità e di comunità sempre più a misura delle fragilità e delle comunità che abbiamo a cuore. In questo CAPOVOLTI intende impegnarsi a pieno titolo e con tutte le risorse che può mettere a disposizione di un contesto certo più grande di noi, ma in cui pensiamo di poter portare il contributo di una realtà locale in costante crescita, di un gruppo forte e denso di professionalità, di idee chiare sulla valorizzazione dell’Agricoltura Sociale. CAPOVOLTI fin dalla progettazione nasce per promuovere non una struttura, ma beni, laddove per beni intendiamo le potenzialità che ciascuno a suo modo può esprimere e mettere a disposizione. L’immaterialità dei beni, il profondo radicamento dentro la comunità locale - comunità da coinvolgere e non da “usare” come mercato potenziale -, il pieno e diretto coinvolgimento delle famiglie e degli utenti dentro la governance e dentro i meccanismi di scelta e orientamento delle azioni è un carattere identitario cui intendiamo dare il massimo dello spazio possibile. E poi grande attenzione alla comunicazione e alla capacità di dare spazio a quelle professionalità che più di altre possono aiutare realtà come CAPOVOLTI ad emergere dentro un contesto economico complesso. Infine altri due sguardi non possono mancare: quello sul contesto nazionale con la volontà di costruire e potenziare reti territoriali di sempre più ampia scala, perché credo che solo lo stare insieme ci fa più coerenti e più credibili, non più forti. Non vogliamo essere forti, vogliamo essere credibili. E infine uno sguardo al mondo, alle occasioni che dall’Europa e dall’esterno ci vengono offerte sia in termini di spazi di vendita sia in termini di promozione di un modello sociale e culturale alternativo alle logiche del mercato e della finanza. In un momento di antieuropeismo violento e populista, il nostro compito credo debba essere anche quello di ricordare all’Italia il valore di un Europa delle cittadinanze e delle uguaglianze. Mi ha molto colpito l’espressione utilizzata da qualcuno ieri in assemblea del Forum come collettivo in cui le cariche sociali elette hanno un ruolo operativo. Ecco, è questa l’idea che mi piace sposare: l’idea di un collettivo, di un contesto che si contamina mutualisticamente e produce ri-appropriazioni di spazi, idee, luoghi ed esperienze. Mi piace l’idea di un collettivo dove la norma è l’orizzontalità del confronto e non la verticalità elettiva, le cui storture sono sotto i nostri occhi. Questo per me significa costruire non solo e non tanto un Welfare Comunitario ma un Welfare di base, laddove l’orizzontalità, la ri-appropriazione, la condivisione di scelte con quei soggetti “non abilitati”, “esclusi” dalle discipline della norma e del potere, sono ri-messi al centro della propria esperienza di vita e di relazioni dentro un contesto più ampio di comunità. Quando dico questo penso alla possibilità per tante e tanti di ritrovare il senso della propria soggettività dentro un’esperienza di autodeterminazione che, purtroppo, va favorita provando a scardinare le regole del controllo sociale, lo stigma interiorizzato e diffuso, lo stereotipo e il pregiudizio che fa dei fragili degli “anormali”. Questo deve cambiare e può cambiare, a partire dalla logica che mi pare di aver ritrovato dentro l’esperienza del Forum. Su questo terreno - rete, prossimità, collettivo, ri-appropriazione e sviluppo sostenibile, beni immateriali e centralità delle comunità locali, autodeterminazione delle soggettività – Progetto CAPOVOLTI è pronto ad investire e a dare il proprio contributo, con la responsabilità e i rischi che questo comporterà, ma sicuro che insieme, con la creatività e le risorse che il Terzo Settore e la Cooperazione sanno mettere in campo, potremo realizzare un umanesimo di libertà e benessere a partire da quelle marginalità e fragilità che popolano i nostri quartieri, le nostre periferie urbane e sociali.
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Maggio 2024
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