#PERCHISIMESCOLA2020 Riassunto e considerazioni Francesco Napoli, Presidente Cooperativa Sociale Capovolti La MARATONA DELLA COOPERAZIONE, la lunga diretta con la quale abbiamo voluto festeggiare il 25 aprile di quest’anno insieme a tante e tanti che ci hanno seguito, era ed è stato un momento importante per la nostra comunità di persone, cooperatrici e cooperatori, impegnati ogni giorno nella prossimità ai più fragili, nell’innovazione e nella costruzione di impresa, di una economia solida, solidale, sostenibile.
Abbiamo provato a dire alcune cose chiare.
Ancora una volta, nonostante il suo valore concreto, il Terzo Settore è stato tenuto ai margini delle scelte politiche e strategiche. Abbiamo ricevuto certo qualche “pacca sulla spalla”, ma non è sufficiente. Abbiamo dimostrato, come tante e tanti, che il Terzo Settore resta la spina dorsale di questo paese insieme al Servizio Sanitario Nazionale ed a tutto il sistema di Welfare, pubblico e del privato sociale. Abbiamo detto con chiarezza che si, l’emergenza ha visto il prevalere di una esigenza di sanità la quale però ha mostrato tutti i limiti di un sistema centralizzato, ospedaliero ed esclusivamente o prevalentemente orientato alla cura come un fatto sanitario appunto. Noi pensiamo invece che la centralità sia quella della salute, a partire dall’urgenza di una rete di servizi territoriali e domiciliari orientati al benessere ed alla presa in carico globale non solo dei singoli, ma della salute pubblica nel suo complesso. Questa emergenza, più di ogni altra cosa, ci ha restituito l’evidenza che la salute dei singoli passa attraverso pratiche di salute collettiva, di salute pubblica. Abbiamo poi detto con altrettanta chiarezza che la rete del Terzo Settore nel nostro paese è in pericolo, e con essa la tenuta dei servizi socio-assistenziali, socio-sanitari, territoriali e domiciliari, dedicati all’infanzia ed alle adolescenze, dedicati all’accoglienza e alle estreme povertà. È in pericolo il tessuto economico e di impresa che il Terzo Settore ha saputo costruire in questi decenni di trasformazione partita dal basso e che ha dimostrato che si può fare impresa sociale, generare lavoro e reddito oltre le logiche del profitto e del capitale. Tutto questo è in pericolo e con esso migliaia di persone e famiglie. Voglio ringraziare Carlo Borgomeo, Presidente di Fondazione CON IL SUD, per aver accolto il nostro invito, per averci proposto una visione politica e strategica e per aver rilanciato la proposta di un sostegno forte, a fondo perduto, al Terzo Settore. Confidiamo che questo appello non resti inascoltato. Come vogliamo ringraziare Don Virginio Colmegna, Presidente di Casa della Carità, per averci offerto il suo contributo sul tema della salute. “Salute Bene Comune” è il manifesto intorno al quale oramai da molti mesi si sta sviluppando la riflessione e lo slancio politico per riaffermare la centralità della salute come patrimonio collettivo e l’urgenza di strumenti adeguati alle sfide del nostro tempo su questo tema. La funzione del radicamento territoriale dei servizi, la prossimità degli stessi e la loro funzione di prevenzione prima ancora che di cura e presa in carico, sono elementi fondamentali per generare benessere. Insieme ai nostri ospiti, in oltre sette ore di diretta e più di diecimila collegamenti, abbiamo aperto un dibattito articolato a partire dal livello regionale, le strategie e la centralità dell’impresa sociale senza dimenticare e senza esimerci dal dire che anche il Piano Sociale Regionale emanato nelle scorse settimane è uno strumento importante ma non sufficiente e che ancora non risponde adeguatamente ai bisogni delle comunità. In questo senso la nostra rete, a partire dal ruolo di Consorzio La Rada, ha dato e continuerà a dare il proprio contributo sia in termini di produzione e di competenze sia in termini di innovazione ed implementazione dei servizi, come abbiamo avuto modo di condividere e commentare insieme ad Elena Silvestri, Presidente di Consorzio La Rada e Franco Picarone, Presidente Commissione Bilancio della Regione Campania. Abbiamo potuto evidenziare il ruolo del Terzo Settore in questa fase di emergenza, ed in particolare l’esperienza di Life for Life, Palazzo Belvedere in cui una struttura tutelare per anziani, insieme alla Fondazione della Comunità Salernitana e ai servizi territoriali sta sperimentando formule innovative e solidaristiche di sostegno agli anziani soli e fragili del territorio a sud della nostra provincia. In questo senso si è evidenziato il ruolo delle fondazioni come luoghi delle comunità non solo deputate all’erogazione, ma anche alla mobilitazione di risorse ed alla promozione di nuovi modelli di intervento, nuove pratiche per rispondere ai bisogni e per sostenere la crescita delle comunità nella logica del dono, della condivisione, del senso di appartenenza. Un ruolo quello delle fondazioni - esplicitato credo al meglio da Patrizia Stasi, Presidente della Fondazione Banco Napoli per l’Assistenza all’Infanzia e Antonia Autuori, Presidente di Fondazione della Comunità Salernitana - di cerniera anche rispetto al rapporto con i soggetti istituzionali locali, regionali e nazionali che diventa parte di quel meccanismo di sane relazioni che sole possono sostenere la ripartenza. Il tema delle erogazioni, del sostegno al Terzo Settore e dell’implementazione dei servizi ha investito il nostro dibattito in un ideale filo rosso che è stato oggetto anche del dialogo con Giuseppe Sottile, Direttore area Sud di Banca Popolare Etica. Anche in questo caso abbiamo potuto riaffermare da un lato che i sostegni attualmente in campo sono insufficienti ma soprattutto sono sostegni che rischiano di indebitare fortemente le imprese sociali e con esse l’intero sistema paese. D’altro canto anche il Terzo Settore è chiamato ad una gestione economico-finanziaria e degli investimenti che da un lato punti a risanare eventuali criticità e dall’altro guardi maggiormente alla trasversalità e diversificazione aziendale. In questa prospettiva c’è anche da considerare l’urgenza per il Terzo Settore di uscire da una certa logica da “piccolo orticello” e “comodo nanismo” per entrare sempre più in una logica di rete di imprese e di eccellenza per poter competere sui mercati locali ed internazionali. Anche in questo caso giocheranno un ruolo fondamentale le competenze e l’aggiornamento di cui i quadri e i dirigenti della cooperazione sapranno dotarsi, a partire dalla comunicazione, dal marketing, dalla formazione di impresa e fino alle conoscenza delle lingue straniere. Con Mariateresa Imparato, Presidentessa Regionale di Legambiente ed Emiliano Sergio, Presidente di Cava Felix, abbiamo invece aperto uno spaccato sulle questioni ambientaliste ribadendo, anche in questo caso, che l’emergenza sanitaria non può e non deve diventare un alibi per frenare la lotta ai cambiamenti climatici. Sull’altare della ripresa produttiva non possiamo derogare ai nostri doveri verso il Pianeta. Ed anzi, proprio questa emergenza, ci sta insegnando quanto siamo parte di un ecosistema e che in questo ecosistema dobbiamo convivere e rispettarci. Promuovere ambientalismo oggi significa allora turismo sostenibile, all’aperto, significa impresa che tutela l’ambiente nelle pratiche quotidiane, significa promozione ed educazione nelle scuole, significa luoghi di bellezza e di economia sostenibile. Nel rincorrersi di riflessioni e proposte non è mancato uno spaccato sul tema della formazione e del lavoro, ed ovviamente sull’inserimento lavorativo di persone con fragilità connesso ai luoghi della cooperazione, dell’impresa profit e dell’Agricoltura Sociale. Rivendichiamo anche qui una presa di parola: budget di salute subito! Perché non possiamo e non vogliamo vivere di briciole e di assistenzialismo! Non vogliamo che i più fragili siano anche schiavi di un sistema di assistenza che non produce né reddito né autonomia né dignità. Rivendichiamo l’applicazione ed il controllo su questa applicazione delle norme in materia di inserimento lavorativo di persona con fragilità nel contesto delle imprese private e ci facciamo carico della possibilità di sostenere questi percorsi. Non è una guerra contro l’impresa profit, non ci sono i buoni ed i cattivi qui. L’impresa profit ha tutti i limiti e tutte le difficoltà, economiche e di gestione, nel poter assumere ed accompagnare con coerenza persone con disabilità, ne siamo consapevoli. Tuttavia strategie virtuose esistono, vanno solo mutuate ed applicate con coerenza e determinazione. Non abbiamo bisogno di sussidi, che pure per alcuni sono essenziali alla sopravvivenza ed al reddito minimo. Abbiamo piuttosto bisogno di percorsi chiari, pratiche condivise e coerenti con i bisogni, spazi di coprogettazione e cogestione che consentano all’intero sistema di Welfare e di impresa di funzionare. Del complesso di queste riflessioni, che sarebbe impossibile riassumere qui, ringrazio i nostri interlocutori sull’argomento: Anna Checchero, Direttore Agenzia Per il Lavoro Mestieri Campania, Giovanpaolo Gaudino, Presidente di Federsolidarietà Campania, Giuliano Ciano, Portavoce del Forum Nazionale Agricoltura Sociale, Gianluca Mastrovito, Presidente ACLI Salerno. Il tema del budget di salute non investe solo le questioni legate alla formazione ed all’inserimento lavorativo, ma il complesso delle possibilità da offrire alle persone con disabilità e, per noi, in particolar modo alle persone con disabilità mentale. Il tema dei servizi territoriali e domiciliari che possano superare, finalmente e per sempre, il tema delle restrizioni, della coercizione e dell’isolamento dei “matti” è un qualcosa che sentiamo intimamente prioritario e politicamente fondamentale.
Con i professionisti della salute mentale che sono intervenuti, Andrea Dell’Acqua e Germano Fiore, abbiamo voluto aprire una finestra su questo argomento, sapendo e condividendo tutte le criticità che stiamo affrontando e che affronteremo sia nei percorsi di presa in carico sia nei percorsi di autonomia delle persone con disabilità mentale. Consapevoli del rischio di una regressione verso pratiche restrittive, di stigma e di isolamento, intendiamo farci portatori di prassi e pratiche all’opposto. Lo abbiamo già chiesto facendo proposte concrete, lo continueremo a fare nella vita quotidiana della nostra comunità. Infine, con Antonella Grandinetti, Psicologa e Psicoterapeuta ma anche da poco Consigliera dell’ordine degli Psicologi della Campania, abbiamo riflettuto sul ruolo dei professionisti del benessere psicologico in questa fase di emergenza e la centralità della presenza dei professionisti nei servizi, nelle equipe ospedaliere ed i tutti quei luoghi in cui lo sguardo “psicologico” è ancora troppo assente. Anche in questo caso abbiamo osservato come, a partire dal servizio pubblico, ci sia maggiore bisogno di un rispetto reciproco, di una dignità e di un riconoscimento delle professionalità, di una collaborazione e condivisione delle pratiche quotidiane. Abbiamo spesso sentito parlare in queste settimane del ruolo degli psicologi, che arrivano a sostegno del personale sanitario, dell’uso – e talvolta l’uso improprio quando non l’abuso – delle consultazioni online. Bene, da psicologo e psicoterapeuta, prima ancora che da dirigente del Terzo Settore, voglio scrivere con chiarezza: non possiamo più pensare che la psicologia sia la “cenerentola” del sistema sanitario. Per decenni i tagli hanno impoverito la sanità pubblica in tutte le sue componenti e la presenza degli psicologi si è fatta sempre più scarna e ridotta all’osso. Gli psicologi non possono essere chiamati sempre e solo “all’ultimo minuto” o peggio in forma “volontaristica”. Non siamo solo quelli empatici, pronti ad ascoltare. Siamo professionisti sanitari al pari di altri, ciascuno con le proprie competenze. Ed è per questo che, anche e proprio questa emergenza, siamo consapevoli e chiediamo “più psicologia” nei servizi, più attenzione al benessere psicologico, pratiche stabili di coinvolgimento degli e delle psicologhe nelle equipe ospedaliere e territoriali. Una lunga carrellata, forse noiosa. Una sintesi difficile, anche sul piano emozionale, perché si, certi momenti toccano le emozioni, riguardano la carne viva di tutte e tutti noi che crediamo in una comunità a misura di ciascuno, come amo dire e scrivere da tempo. E’ stata la mia prima diretta in assoluto – non si direbbe. La mia reticenza a certi sistemi innovativi è nota, soprattutto quando riguardano una sovraesposizione da cui cerco di rifuggire ma dalla quale non mi sottraggo se in gioco c’è la responsabilità e l’urgenza di raccontare la bellezza, di sostenere il cambiamento, di valorizzare le competenze, di pretendere dignità per tutte e tutti. E non mi sottraggo perché il mio cammino mi ha dato la fortuna di avere compagne e compagni di viaggio straordinari, con cui abbiamo condiviso strade impervie e discese, criticità e soddisfazioni e che, come me, non si sono mai sottratte e sottratti né alle responsabilità, nei ai sacrifici, né alle sfide. È un bene prezioso la loro compagnia. Non abbiamo solo fatto richieste e proposte, sia ben chiaro. Abbiamo una responsabilità e dobbiamo prendercela fino in fondo. Dobbiamo noi per primi uscire da una certa sudditanza, metterci in gioco come imprese e prendercene i rischi. Dobbiamo noi per primi studiare, imparare, acquisire sempre nuove competenze. Dobbiamo immaginare e costruire pratiche dal basso che evidenzino la solidità dei nostri percorsi e delle nostre scelte. Dobbiamo avere il coraggio di assumerci il ruolo politico, di prendere parola, prima ancora che chiedere qualcosa a qualcuno, seppur legittimamente. Dobbiamo avere il cappello in testa, per proteggerci dal sole o dalla pioggia lungo il cammino, nelle nostre periferie, nei quartieri, nei campi, nelle nostre fattorie e nelle metropolitane. Dobbiamo avere il cappello in testa e non in mano!
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Come si svolgerà la MARATONA?
Semplice! Ogni 30 minuti, un ospite, venti minuti di confronto.
Una analisi forse impietosa che poteva scoraggiarci. Una analisi che si è andata, per fortuna, sviluppando ed integrando nel corso dei primi mesi di progettazione e di attuazione. Quel pizzico di incoscienza, che sempre serve per prendersi grandi rischi e realizzare grandi cose, non ci ha però limitati nell’avere chiara l’analisi di contesto e valutare strategie e metodologie adeguate alla sfida.
Ci siamo dati quindi degli slogan, delle parole chiave di riferimento che fossero da guida nel tempo per il nostro lavoro: valorizzare le produzioni e le risorse locali, capovolgere le leggi del profitto, vivere e condividere esperienze che aiutano a crescere, coltivare benessere psicologico, innovare un futuro sostenibile, costruire una comunità a misura di ciascuno. Trovare casa non è stato facile, così come non è stato facile dialogare e tenere unita una rete di partenariato ampia e complesse, talvolta orientata in alcune sue componenti ad una visione della progettazione sociale facilona quando non individualistica, autoreferenziale. La selezione naturale, in questo caso, ha fatto il suo corso. Mentre abbiamo invece avuto ed incontrato compagne e compagni di strada di grande valore, professionalità ed abnegazione dai quali abbiamo potuto imparare molto e che molto hanno dato e continuano a dare alla nostra grande famiglia. Si, perché il nostro obiettivo è sempre stato quello di pensare capovolti come una famiglia, dove tutto accade e dove tutto si vive insieme, nei momenti più felici ed in quelli più complicati. Dove nei momenti di festa e nei momenti di sofferenza pensiamo sia sempre importante esserci tutte e tutti. In questo spirito abbiamo condiviso la prima fase di progetto, la costruzione degli strumenti operativi, la formazione degli operatori, la costruzione di prassi e di inquadramento aziendale. Abbiamo ridato vita all’oliveto aziendale, qualificandoci oggi come azienda agricola biologica ed avendo ottenuto la certificazione DOP del nostro territorio per l’olio extravergine che esportiamo in tutta Italia ed in molti paesi d’Europa.
Nella logica di una presa in carico globale e reciproca l’attenzione di una governance cooperativa non può che essere ampia e diffusa, a partire dalle socie e dai soci, dai dipendenti e dalle dipendenti prima ancora che dai beneficiari e destinatari degli interventi. La responsabilità che abbiamo sentito e sentiamo tutt’ora prioritaria di offrire un contesto di lavoro sano e corretto si scontra inevitabilmente con la assoluta inadeguatezza delle risorse economiche e della gestione delle stesse da parte del servizio pubblico. Un servizio pubblico incapace di letture coerenti, di una concreta ottimizzazione delle risorse e di un uso sano delle stesse. Un servizio pubblico incapace di scelte coraggiose e strategiche che scarica spesso, troppo spesso, sul Terzo Settore emergenze, criticità ed una gestione globale del beneficiario in una logica di totale delega e supplenza condite da una sostanziale scarsità di strumenti e competenze. Tuttavia questo non ci ha impedito di fare scelte coraggiose che consentissero il prosieguo e la conclusione di Progetto Capovolti e la sostenibilità e la tutela del lavoro di quanti, operatori e personale qualificato, avessero dato il proprio contributo, spesso quasi esclusivamente gratuito o poco più.
Così come abbiamo voluto il primo corso per operatori IAA della nostra provincia, potendo così contare oggi su nuove relazioni e su un gruppo di operatrici e professionisti adeguatamente formati e che saranno presto impegnati in una delle attività di progetto CO.META, la nostra nuova sfida insieme a tante realtà amiche con cui collaboriamo da tempo.
Proprio per questo non abbiamo mai derogato, delegato o abdicato al ruolo politico della cooperazione sociale, anche quando rischiava e rischia di essere scomodo, impopolare.
Fare politica ed essere politica con la presenza e con l’assenza, perché anche scegliere collettivamente una assenza significa dare un segnale a chi di dovere.
Se diventiamo strumento di diversificazione aziendale di chi non ha speso un minuto in attenzione alle comunità ed alle fragilità, che fine faremo e che fine faranno soprattutto tutte e tutti quelli che a noi sono affidati? Che percorsi potranno garantire queste aziende se non il mero contentino senza prospettive, senza crescita, senza un reale protagonismo dei beneficiari? Lo dico in particolare a chi avrà la responsabilità dei decidere: annettere l’agricoltura sociale alla stregua di un bed and breakfast come se ogni iniziativa che abbia a che fare con l’agricoltura ed il turismo possa essere trattata alla stessa maniera, non solo è una miopia politica e strategica ma anche un danno irreversibile ad una storia di riscatto e di dignità costruita in decenni di sacrifici dalla cooperazione sociale in questa regione. Tuttavia siamo fiduciosi che quanti hanno il dovere di prendere decisioni sappia agire per il meglio e per l’interesse reale non solo di quanti vivono una fragilità e sono affidati a percorsi di inclusione nell’area dell’agricoltura sociale, ma anche nell’interesse di un comparto produttivo di eccellenza che ha saputo recuperare, valorizzare e far crescere intere aree e settori produttivi della nostra regione.
Dobbiamo, in questo senso, anche saper migliorare il nostro modo di comunicare e parlare con i territori, colmando un gap evidente in materia di marketing, comunicazione, commercializzazione che molte piccole e grandi realtà scontano e soffrono, forse frutto del retaggio di un agricoltore zappa e stivali. Il ruolo del Forum Regionale e del Forum Nazionale può allora essere quello di una guida e di una presenza autorevole sul piano politico, della visibilità e della contrattazione, della proposta e della tutela di quanto acquisito fino ad oggi. Ma nostro ruolo deve poter essere anche quello di sviluppare percorsi di formazione e crescita delle nostre cooperative, come già sta accadendo, implementando percorsi, occasioni e fornendo strumenti ed opportunità di valorizzazione e professionalizzazione.
Il Forum è stato per noi di Capovolti una grande famiglia, che ci ha accolti e sostenuti da sempre. Speriamo di aver dato il nostro piccolo contributo a questa famiglia e siamo fiduciosi che continuerà a crescere a servizio di tutte e tutti noi e di chi diventerà nostro compagno di viaggio in questo percorso. Un percorso, quello di progetto Capovolti, che idealmente oggi si chiude, con un po’ di malinconia e di emotività come quando finisce un ciclo di scuola, come quando ti separi da qualcosa di bello e che è stato davvero importante per te. Ma, se Progetto Capovolti si conclude con successo è perché ha generato una comunità di persone che fino ad oggi ha accolto oltre cento beneficiari ed i loro familiari, offendo negli ultimi tre anni oltre 15 contratti di lavoro a persone con fragilità. Progetto Capovolti continua nell’esperienza della nostra Cooperativa, dei servizi e delle iniziative che stiamo continuando costantemente a sviluppare e che continueremo a far crescere insieme a ciascuno di voi.
CONVEGNO AGRICOLTURA SOCIALE, WELFARE, EUROPA
PRESENTANO
Chiara DELLE DONNE, Vicepresidente Coop. Capovolti Progetto CO.META: azioni di impresa per lo sviluppo rurale e delle comunità - Bando Terre Colte con il sostegno di Fondazione Con il Sud Antonio PELLEGRINO, Presidente Coop. Terra di Resilienza Progetto STELLE FRAGRANTI: valorizzazione dei beni artistici e culturali a servizio delle comunità e delle fragilità - Avviso "Il bene torna comune" per la valorizzazione dei beni culturali inutilizzati al Sud con il sostegno di Fondazione Con i Sud
ore 17:30 - AGRILAB
Laboratori per piccoli e grandi Aperti a tutti - gratuiti
Tutti i laboratori sono organizzati con volontari di realtà cooperative e associative del territorio Campano, Calabrese e Sardo.
► #OrtoQuadrato
dalla teoria alla pratica giocando Rivolto a tutte le fasce di età ► Il suolo eco-friendly Come realizzare una compostiera Rivolto a tutte le fasce di età ► Insetti e biodiversità percorso ludico: la casetta dell’insetto, gli insetti amici dell'orto, le piante amiche Rivolto a tutte le fasce di età ► 5 sensi e la natura alla scoperta e riscoperta dei sensi attraverso la natura Rivolto a tutte le fasce di età ► Riciclo creativo Quadro vivente da realizzare insieme Rivolto a tutte le fasce di età
Stand con prodotti della'agricoltura sociale, box informativi di realtà locali del mondo della cooperazione sociale e del volontariato saranno a vostra disposizione tutto il pomeriggio fino alla fine del concerto programmato per la sera.
Festa Regionale dell'Agricoltura Sociale - 6 luglio una serata all'aperto tra buon cibo e musica16/6/2019
Serata di condivisione per la Festa Regionale dell'Agricoltura Sociale tra buon cibo e musica.
Protagonista della serata IL RACCONTO di chi vive con passione il proprio impegno.
TESTIMONIANZE
Pasquale GAUDINO, Fattoria Fuori di Zucca, Aversa - Paola PERRETTA, Fattoria dei Sogni, Sessa Aurunca - Vincenzo LETIZIA, Cantine Vitematta, Casal di Principe - Ilaria SIGNORIELLO, Comunità Capodarco. Roma - Teresa DI GIUSEPPE, Coop. Raccogliamo, Campagna - Antonio PELLEGRINO, Coop. Terra di Resilienza, Morigerati - Nadia PETRETTI, Organizzazione di Volontariato Mai Più Soli, Battipaglia Modera Nathalie FRANCHET, Direttrice Coop. Capovolti
ore 21:00 - AGRICONCERTO
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Ampersound Rock-band indie composta da quattro ventenni salernitani: Lorenzo Annarumma Lead Singer alla chitarra, Mario De Sio alla chitarra solista e Luigi Pelosio ed Emanuele Noschese, rispettivamente bassista e batterista, ai cori.
Gli Ampersound nascono verso la fine del 2012 come una cover-band in lingua inglese. Poi, il gruppo cambia direzione e iniziano a lavorare in maniera più decisa sulla produzione di inediti vedendo la nascita del gruppo così come oggi ci viene proposto. |
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Seconda band della serata: Terza Classe
TERZA CLASSE
Nasce il 31 Ottobre 2008 la Crew Salernitana con l’ideale di portare l’Hip-Hop nella valle dell’Irno: con il Rap, Lo Scratching. Principalmente è un gruppo rap nato dall’unione dei due MC’s Aserto e Doctrine, con l’ausilio ai piatti (dagli albori) di DJ Marcellino e DJ 2Mani. Nel 2012 esce ufficialmente il primo album dal nome “Beat for a Rime” prodotto dalla Rupa Rupa Recordz distribuito in forma fisica e digitale con i feat. di Uru, Morfuco, Mirko Miro, Peste MC. Negli anni successivi grazie anche alla nascita dell’etichetta indipendente Periferica Konnection, il gruppo subisce diversi cambiamenti con l’introduzione di un nuovo ed attuale MC come Aris e di DJ Kowu ai piatti. |
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SAVE THE DATE: Sabato 06 luglio, Festa Regionale dell'Agricoltura Sociale a Pontecagnano Faiano SA
13/6/2019
Cooperativa Sociale Capovolti
Francesco Napoli
Lo sviluppo dell’agricoltura sociale, mentre ha incontrato in questi decenni il favore e l’impegno del Terzo Settore, dell’associazionismo e del volontariato, trova ancora difficoltà di collocazione all'interno della stratificazione normativa e delle prassi legate al mondo del lavoro e dell’impresa. Dove l’agricoltura si collochi è questione ancora aperta sia sul piano politico che programmatico, nonostante la normativa nazionale e regionale che la inquadra con chiarezza come strumento di innovazione e crescita del mondo agricolo da un lato, e come strumento di welfare e impresa sociale dall'altro. L’unicità del settore, anche rispetto al quadro europeo, ne fa sicuramente una esperienza in costante ridefinizione, ma dall'altro rischia di generare disorientamento negli operatori e nella percezione sociale e di comunità dello strumento in quanto tale, delle sue prospettive, della sua dignità di impresa, di incubatore di esperienze formative, di promotore di legalità e crescita delle comunità locali.
La Campania offre dal canto suo una normativa regionale all'avanguardia che guarda con chiarezza agli aspetti sociali e riabilitativi dell’Agricoltura Sociale come pure a tutto il suo potenziale di impresa. Ciò nonostante l’esperienza legata ai finanziamenti europei in agricoltura, come per le altre misure trasversali, ci rimandano ad una difficoltà di accesso alle risorse, in particolare legate al fatto che l’agricoltura sociale viva prevalentemente l’esperienza ibrida del tessuto economico della cooperazione, che spesso non viene considerato nelle prassi e nelle procedure legislative ed amministrative. A questo si aggiunge il tema della gestione dei beni confiscati e relativa discrasia tra la normativa legata a questi e la normativa – come pure le scelte regolamentari – legate alla gestione dei finanziamenti europei (a titolo di esempio: la difficoltà di accesso a misure europee per chi ha in gestione beni confiscati su cui insistono titoli di comodato d’uso e non titoli di locazione, questi ultimi vincolanti per partecipare alle domande pubbliche ma non previsti dalla normativa per la gestione dei beni confiscati. Il risultato è l’assunzione di un rischio di impressa importante da parte della cooperazione e l’impossibilità ad accedere a forme di sostegno e di implementazione delle attività agricole e/o ad esse connesse in termini di diversificazione aziendale).
Il recente orientamento di inquadrare l’Agricoltura Sociale come parte dei processi di diversificazione aziendale in agricoltura, se da un lato offre possibilità di potenziamento delle attività socio-riabilitative ed occupazionali in agricoltura anche grazie al contributo del mondo profit, dall'altro lascia intravedere un rischio sostanziale di una deriva ancillare dell’agricoltura sociale verso il mondo dell’impresa pura. Per queste ragioni la riflessione deve poter considerare sicuramente l’obbligo e l’impegno del mondo della cooperazione a guardare con favore e a dotarsi di competenze e strumenti propri dell’impresa, ma anche la necessità di salvaguardare l’esperienza dell’agricoltura sociale come spazio protetto di sostegno alla professionalizzazione ed occupazione di soggetti con fragilità, che guarda alla valorizzazione delle eccellenze e alla tutela del territorio prima che al profitto. Il rischio che l’Agricoltura Sociale possa diventare un brand buono per il marketing ma svuotato di senso e di radicamento territoriale è da ritenersi sostanziale e pericoloso.
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