#PERCHISIMESCOLA2020 Riassunto e considerazioni Francesco Napoli, Presidente Cooperativa Sociale Capovolti La MARATONA DELLA COOPERAZIONE, la lunga diretta con la quale abbiamo voluto festeggiare il 25 aprile di quest’anno insieme a tante e tanti che ci hanno seguito, era ed è stato un momento importante per la nostra comunità di persone, cooperatrici e cooperatori, impegnati ogni giorno nella prossimità ai più fragili, nell’innovazione e nella costruzione di impresa, di una economia solida, solidale, sostenibile.
Abbiamo provato a dire alcune cose chiare.
Ancora una volta, nonostante il suo valore concreto, il Terzo Settore è stato tenuto ai margini delle scelte politiche e strategiche. Abbiamo ricevuto certo qualche “pacca sulla spalla”, ma non è sufficiente. Abbiamo dimostrato, come tante e tanti, che il Terzo Settore resta la spina dorsale di questo paese insieme al Servizio Sanitario Nazionale ed a tutto il sistema di Welfare, pubblico e del privato sociale. Abbiamo detto con chiarezza che si, l’emergenza ha visto il prevalere di una esigenza di sanità la quale però ha mostrato tutti i limiti di un sistema centralizzato, ospedaliero ed esclusivamente o prevalentemente orientato alla cura come un fatto sanitario appunto. Noi pensiamo invece che la centralità sia quella della salute, a partire dall’urgenza di una rete di servizi territoriali e domiciliari orientati al benessere ed alla presa in carico globale non solo dei singoli, ma della salute pubblica nel suo complesso. Questa emergenza, più di ogni altra cosa, ci ha restituito l’evidenza che la salute dei singoli passa attraverso pratiche di salute collettiva, di salute pubblica. Abbiamo poi detto con altrettanta chiarezza che la rete del Terzo Settore nel nostro paese è in pericolo, e con essa la tenuta dei servizi socio-assistenziali, socio-sanitari, territoriali e domiciliari, dedicati all’infanzia ed alle adolescenze, dedicati all’accoglienza e alle estreme povertà. È in pericolo il tessuto economico e di impresa che il Terzo Settore ha saputo costruire in questi decenni di trasformazione partita dal basso e che ha dimostrato che si può fare impresa sociale, generare lavoro e reddito oltre le logiche del profitto e del capitale. Tutto questo è in pericolo e con esso migliaia di persone e famiglie. Voglio ringraziare Carlo Borgomeo, Presidente di Fondazione CON IL SUD, per aver accolto il nostro invito, per averci proposto una visione politica e strategica e per aver rilanciato la proposta di un sostegno forte, a fondo perduto, al Terzo Settore. Confidiamo che questo appello non resti inascoltato. Come vogliamo ringraziare Don Virginio Colmegna, Presidente di Casa della Carità, per averci offerto il suo contributo sul tema della salute. “Salute Bene Comune” è il manifesto intorno al quale oramai da molti mesi si sta sviluppando la riflessione e lo slancio politico per riaffermare la centralità della salute come patrimonio collettivo e l’urgenza di strumenti adeguati alle sfide del nostro tempo su questo tema. La funzione del radicamento territoriale dei servizi, la prossimità degli stessi e la loro funzione di prevenzione prima ancora che di cura e presa in carico, sono elementi fondamentali per generare benessere. Insieme ai nostri ospiti, in oltre sette ore di diretta e più di diecimila collegamenti, abbiamo aperto un dibattito articolato a partire dal livello regionale, le strategie e la centralità dell’impresa sociale senza dimenticare e senza esimerci dal dire che anche il Piano Sociale Regionale emanato nelle scorse settimane è uno strumento importante ma non sufficiente e che ancora non risponde adeguatamente ai bisogni delle comunità. In questo senso la nostra rete, a partire dal ruolo di Consorzio La Rada, ha dato e continuerà a dare il proprio contributo sia in termini di produzione e di competenze sia in termini di innovazione ed implementazione dei servizi, come abbiamo avuto modo di condividere e commentare insieme ad Elena Silvestri, Presidente di Consorzio La Rada e Franco Picarone, Presidente Commissione Bilancio della Regione Campania. Abbiamo potuto evidenziare il ruolo del Terzo Settore in questa fase di emergenza, ed in particolare l’esperienza di Life for Life, Palazzo Belvedere in cui una struttura tutelare per anziani, insieme alla Fondazione della Comunità Salernitana e ai servizi territoriali sta sperimentando formule innovative e solidaristiche di sostegno agli anziani soli e fragili del territorio a sud della nostra provincia. In questo senso si è evidenziato il ruolo delle fondazioni come luoghi delle comunità non solo deputate all’erogazione, ma anche alla mobilitazione di risorse ed alla promozione di nuovi modelli di intervento, nuove pratiche per rispondere ai bisogni e per sostenere la crescita delle comunità nella logica del dono, della condivisione, del senso di appartenenza. Un ruolo quello delle fondazioni - esplicitato credo al meglio da Patrizia Stasi, Presidente della Fondazione Banco Napoli per l’Assistenza all’Infanzia e Antonia Autuori, Presidente di Fondazione della Comunità Salernitana - di cerniera anche rispetto al rapporto con i soggetti istituzionali locali, regionali e nazionali che diventa parte di quel meccanismo di sane relazioni che sole possono sostenere la ripartenza. Il tema delle erogazioni, del sostegno al Terzo Settore e dell’implementazione dei servizi ha investito il nostro dibattito in un ideale filo rosso che è stato oggetto anche del dialogo con Giuseppe Sottile, Direttore area Sud di Banca Popolare Etica. Anche in questo caso abbiamo potuto riaffermare da un lato che i sostegni attualmente in campo sono insufficienti ma soprattutto sono sostegni che rischiano di indebitare fortemente le imprese sociali e con esse l’intero sistema paese. D’altro canto anche il Terzo Settore è chiamato ad una gestione economico-finanziaria e degli investimenti che da un lato punti a risanare eventuali criticità e dall’altro guardi maggiormente alla trasversalità e diversificazione aziendale. In questa prospettiva c’è anche da considerare l’urgenza per il Terzo Settore di uscire da una certa logica da “piccolo orticello” e “comodo nanismo” per entrare sempre più in una logica di rete di imprese e di eccellenza per poter competere sui mercati locali ed internazionali. Anche in questo caso giocheranno un ruolo fondamentale le competenze e l’aggiornamento di cui i quadri e i dirigenti della cooperazione sapranno dotarsi, a partire dalla comunicazione, dal marketing, dalla formazione di impresa e fino alle conoscenza delle lingue straniere. Con Mariateresa Imparato, Presidentessa Regionale di Legambiente ed Emiliano Sergio, Presidente di Cava Felix, abbiamo invece aperto uno spaccato sulle questioni ambientaliste ribadendo, anche in questo caso, che l’emergenza sanitaria non può e non deve diventare un alibi per frenare la lotta ai cambiamenti climatici. Sull’altare della ripresa produttiva non possiamo derogare ai nostri doveri verso il Pianeta. Ed anzi, proprio questa emergenza, ci sta insegnando quanto siamo parte di un ecosistema e che in questo ecosistema dobbiamo convivere e rispettarci. Promuovere ambientalismo oggi significa allora turismo sostenibile, all’aperto, significa impresa che tutela l’ambiente nelle pratiche quotidiane, significa promozione ed educazione nelle scuole, significa luoghi di bellezza e di economia sostenibile. Nel rincorrersi di riflessioni e proposte non è mancato uno spaccato sul tema della formazione e del lavoro, ed ovviamente sull’inserimento lavorativo di persone con fragilità connesso ai luoghi della cooperazione, dell’impresa profit e dell’Agricoltura Sociale. Rivendichiamo anche qui una presa di parola: budget di salute subito! Perché non possiamo e non vogliamo vivere di briciole e di assistenzialismo! Non vogliamo che i più fragili siano anche schiavi di un sistema di assistenza che non produce né reddito né autonomia né dignità. Rivendichiamo l’applicazione ed il controllo su questa applicazione delle norme in materia di inserimento lavorativo di persona con fragilità nel contesto delle imprese private e ci facciamo carico della possibilità di sostenere questi percorsi. Non è una guerra contro l’impresa profit, non ci sono i buoni ed i cattivi qui. L’impresa profit ha tutti i limiti e tutte le difficoltà, economiche e di gestione, nel poter assumere ed accompagnare con coerenza persone con disabilità, ne siamo consapevoli. Tuttavia strategie virtuose esistono, vanno solo mutuate ed applicate con coerenza e determinazione. Non abbiamo bisogno di sussidi, che pure per alcuni sono essenziali alla sopravvivenza ed al reddito minimo. Abbiamo piuttosto bisogno di percorsi chiari, pratiche condivise e coerenti con i bisogni, spazi di coprogettazione e cogestione che consentano all’intero sistema di Welfare e di impresa di funzionare. Del complesso di queste riflessioni, che sarebbe impossibile riassumere qui, ringrazio i nostri interlocutori sull’argomento: Anna Checchero, Direttore Agenzia Per il Lavoro Mestieri Campania, Giovanpaolo Gaudino, Presidente di Federsolidarietà Campania, Giuliano Ciano, Portavoce del Forum Nazionale Agricoltura Sociale, Gianluca Mastrovito, Presidente ACLI Salerno. Il tema del budget di salute non investe solo le questioni legate alla formazione ed all’inserimento lavorativo, ma il complesso delle possibilità da offrire alle persone con disabilità e, per noi, in particolar modo alle persone con disabilità mentale. Il tema dei servizi territoriali e domiciliari che possano superare, finalmente e per sempre, il tema delle restrizioni, della coercizione e dell’isolamento dei “matti” è un qualcosa che sentiamo intimamente prioritario e politicamente fondamentale.
Con i professionisti della salute mentale che sono intervenuti, Andrea Dell’Acqua e Germano Fiore, abbiamo voluto aprire una finestra su questo argomento, sapendo e condividendo tutte le criticità che stiamo affrontando e che affronteremo sia nei percorsi di presa in carico sia nei percorsi di autonomia delle persone con disabilità mentale. Consapevoli del rischio di una regressione verso pratiche restrittive, di stigma e di isolamento, intendiamo farci portatori di prassi e pratiche all’opposto. Lo abbiamo già chiesto facendo proposte concrete, lo continueremo a fare nella vita quotidiana della nostra comunità. Infine, con Antonella Grandinetti, Psicologa e Psicoterapeuta ma anche da poco Consigliera dell’ordine degli Psicologi della Campania, abbiamo riflettuto sul ruolo dei professionisti del benessere psicologico in questa fase di emergenza e la centralità della presenza dei professionisti nei servizi, nelle equipe ospedaliere ed i tutti quei luoghi in cui lo sguardo “psicologico” è ancora troppo assente. Anche in questo caso abbiamo osservato come, a partire dal servizio pubblico, ci sia maggiore bisogno di un rispetto reciproco, di una dignità e di un riconoscimento delle professionalità, di una collaborazione e condivisione delle pratiche quotidiane. Abbiamo spesso sentito parlare in queste settimane del ruolo degli psicologi, che arrivano a sostegno del personale sanitario, dell’uso – e talvolta l’uso improprio quando non l’abuso – delle consultazioni online. Bene, da psicologo e psicoterapeuta, prima ancora che da dirigente del Terzo Settore, voglio scrivere con chiarezza: non possiamo più pensare che la psicologia sia la “cenerentola” del sistema sanitario. Per decenni i tagli hanno impoverito la sanità pubblica in tutte le sue componenti e la presenza degli psicologi si è fatta sempre più scarna e ridotta all’osso. Gli psicologi non possono essere chiamati sempre e solo “all’ultimo minuto” o peggio in forma “volontaristica”. Non siamo solo quelli empatici, pronti ad ascoltare. Siamo professionisti sanitari al pari di altri, ciascuno con le proprie competenze. Ed è per questo che, anche e proprio questa emergenza, siamo consapevoli e chiediamo “più psicologia” nei servizi, più attenzione al benessere psicologico, pratiche stabili di coinvolgimento degli e delle psicologhe nelle equipe ospedaliere e territoriali. Una lunga carrellata, forse noiosa. Una sintesi difficile, anche sul piano emozionale, perché si, certi momenti toccano le emozioni, riguardano la carne viva di tutte e tutti noi che crediamo in una comunità a misura di ciascuno, come amo dire e scrivere da tempo. E’ stata la mia prima diretta in assoluto – non si direbbe. La mia reticenza a certi sistemi innovativi è nota, soprattutto quando riguardano una sovraesposizione da cui cerco di rifuggire ma dalla quale non mi sottraggo se in gioco c’è la responsabilità e l’urgenza di raccontare la bellezza, di sostenere il cambiamento, di valorizzare le competenze, di pretendere dignità per tutte e tutti. E non mi sottraggo perché il mio cammino mi ha dato la fortuna di avere compagne e compagni di viaggio straordinari, con cui abbiamo condiviso strade impervie e discese, criticità e soddisfazioni e che, come me, non si sono mai sottratte e sottratti né alle responsabilità, nei ai sacrifici, né alle sfide. È un bene prezioso la loro compagnia. Non abbiamo solo fatto richieste e proposte, sia ben chiaro. Abbiamo una responsabilità e dobbiamo prendercela fino in fondo. Dobbiamo noi per primi uscire da una certa sudditanza, metterci in gioco come imprese e prendercene i rischi. Dobbiamo noi per primi studiare, imparare, acquisire sempre nuove competenze. Dobbiamo immaginare e costruire pratiche dal basso che evidenzino la solidità dei nostri percorsi e delle nostre scelte. Dobbiamo avere il coraggio di assumerci il ruolo politico, di prendere parola, prima ancora che chiedere qualcosa a qualcuno, seppur legittimamente. Dobbiamo avere il cappello in testa, per proteggerci dal sole o dalla pioggia lungo il cammino, nelle nostre periferie, nei quartieri, nei campi, nelle nostre fattorie e nelle metropolitane. Dobbiamo avere il cappello in testa e non in mano!
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