Una analisi forse impietosa che poteva scoraggiarci. Una analisi che si è andata, per fortuna, sviluppando ed integrando nel corso dei primi mesi di progettazione e di attuazione. Quel pizzico di incoscienza, che sempre serve per prendersi grandi rischi e realizzare grandi cose, non ci ha però limitati nell’avere chiara l’analisi di contesto e valutare strategie e metodologie adeguate alla sfida.
Ci siamo dati quindi degli slogan, delle parole chiave di riferimento che fossero da guida nel tempo per il nostro lavoro: valorizzare le produzioni e le risorse locali, capovolgere le leggi del profitto, vivere e condividere esperienze che aiutano a crescere, coltivare benessere psicologico, innovare un futuro sostenibile, costruire una comunità a misura di ciascuno. Trovare casa non è stato facile, così come non è stato facile dialogare e tenere unita una rete di partenariato ampia e complesse, talvolta orientata in alcune sue componenti ad una visione della progettazione sociale facilona quando non individualistica, autoreferenziale. La selezione naturale, in questo caso, ha fatto il suo corso. Mentre abbiamo invece avuto ed incontrato compagne e compagni di strada di grande valore, professionalità ed abnegazione dai quali abbiamo potuto imparare molto e che molto hanno dato e continuano a dare alla nostra grande famiglia. Si, perché il nostro obiettivo è sempre stato quello di pensare capovolti come una famiglia, dove tutto accade e dove tutto si vive insieme, nei momenti più felici ed in quelli più complicati. Dove nei momenti di festa e nei momenti di sofferenza pensiamo sia sempre importante esserci tutte e tutti. In questo spirito abbiamo condiviso la prima fase di progetto, la costruzione degli strumenti operativi, la formazione degli operatori, la costruzione di prassi e di inquadramento aziendale. Abbiamo ridato vita all’oliveto aziendale, qualificandoci oggi come azienda agricola biologica ed avendo ottenuto la certificazione DOP del nostro territorio per l’olio extravergine che esportiamo in tutta Italia ed in molti paesi d’Europa.
Nella logica di una presa in carico globale e reciproca l’attenzione di una governance cooperativa non può che essere ampia e diffusa, a partire dalle socie e dai soci, dai dipendenti e dalle dipendenti prima ancora che dai beneficiari e destinatari degli interventi. La responsabilità che abbiamo sentito e sentiamo tutt’ora prioritaria di offrire un contesto di lavoro sano e corretto si scontra inevitabilmente con la assoluta inadeguatezza delle risorse economiche e della gestione delle stesse da parte del servizio pubblico. Un servizio pubblico incapace di letture coerenti, di una concreta ottimizzazione delle risorse e di un uso sano delle stesse. Un servizio pubblico incapace di scelte coraggiose e strategiche che scarica spesso, troppo spesso, sul Terzo Settore emergenze, criticità ed una gestione globale del beneficiario in una logica di totale delega e supplenza condite da una sostanziale scarsità di strumenti e competenze. Tuttavia questo non ci ha impedito di fare scelte coraggiose che consentissero il prosieguo e la conclusione di Progetto Capovolti e la sostenibilità e la tutela del lavoro di quanti, operatori e personale qualificato, avessero dato il proprio contributo, spesso quasi esclusivamente gratuito o poco più.
Così come abbiamo voluto il primo corso per operatori IAA della nostra provincia, potendo così contare oggi su nuove relazioni e su un gruppo di operatrici e professionisti adeguatamente formati e che saranno presto impegnati in una delle attività di progetto CO.META, la nostra nuova sfida insieme a tante realtà amiche con cui collaboriamo da tempo.
Proprio per questo non abbiamo mai derogato, delegato o abdicato al ruolo politico della cooperazione sociale, anche quando rischiava e rischia di essere scomodo, impopolare.
Fare politica ed essere politica con la presenza e con l’assenza, perché anche scegliere collettivamente una assenza significa dare un segnale a chi di dovere.
Se diventiamo strumento di diversificazione aziendale di chi non ha speso un minuto in attenzione alle comunità ed alle fragilità, che fine faremo e che fine faranno soprattutto tutte e tutti quelli che a noi sono affidati? Che percorsi potranno garantire queste aziende se non il mero contentino senza prospettive, senza crescita, senza un reale protagonismo dei beneficiari? Lo dico in particolare a chi avrà la responsabilità dei decidere: annettere l’agricoltura sociale alla stregua di un bed and breakfast come se ogni iniziativa che abbia a che fare con l’agricoltura ed il turismo possa essere trattata alla stessa maniera, non solo è una miopia politica e strategica ma anche un danno irreversibile ad una storia di riscatto e di dignità costruita in decenni di sacrifici dalla cooperazione sociale in questa regione. Tuttavia siamo fiduciosi che quanti hanno il dovere di prendere decisioni sappia agire per il meglio e per l’interesse reale non solo di quanti vivono una fragilità e sono affidati a percorsi di inclusione nell’area dell’agricoltura sociale, ma anche nell’interesse di un comparto produttivo di eccellenza che ha saputo recuperare, valorizzare e far crescere intere aree e settori produttivi della nostra regione.
Dobbiamo, in questo senso, anche saper migliorare il nostro modo di comunicare e parlare con i territori, colmando un gap evidente in materia di marketing, comunicazione, commercializzazione che molte piccole e grandi realtà scontano e soffrono, forse frutto del retaggio di un agricoltore zappa e stivali. Il ruolo del Forum Regionale e del Forum Nazionale può allora essere quello di una guida e di una presenza autorevole sul piano politico, della visibilità e della contrattazione, della proposta e della tutela di quanto acquisito fino ad oggi. Ma nostro ruolo deve poter essere anche quello di sviluppare percorsi di formazione e crescita delle nostre cooperative, come già sta accadendo, implementando percorsi, occasioni e fornendo strumenti ed opportunità di valorizzazione e professionalizzazione.
Il Forum è stato per noi di Capovolti una grande famiglia, che ci ha accolti e sostenuti da sempre. Speriamo di aver dato il nostro piccolo contributo a questa famiglia e siamo fiduciosi che continuerà a crescere a servizio di tutte e tutti noi e di chi diventerà nostro compagno di viaggio in questo percorso. Un percorso, quello di progetto Capovolti, che idealmente oggi si chiude, con un po’ di malinconia e di emotività come quando finisce un ciclo di scuola, come quando ti separi da qualcosa di bello e che è stato davvero importante per te. Ma, se Progetto Capovolti si conclude con successo è perché ha generato una comunità di persone che fino ad oggi ha accolto oltre cento beneficiari ed i loro familiari, offendo negli ultimi tre anni oltre 15 contratti di lavoro a persone con fragilità. Progetto Capovolti continua nell’esperienza della nostra Cooperativa, dei servizi e delle iniziative che stiamo continuando costantemente a sviluppare e che continueremo a far crescere insieme a ciascuno di voi.
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Maggio 2024
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