SAVE THE DATE: Sabato 06 luglio, Festa Regionale dell'Agricoltura Sociale a Pontecagnano Faiano SA13/6/2019 Anteprima del Presidente della Cooperativa Sociale Capovolti Francesco Napoli Lo sviluppo dell’agricoltura sociale, mentre ha incontrato in questi decenni il favore e l’impegno del Terzo Settore, dell’associazionismo e del volontariato, trova ancora difficoltà di collocazione all'interno della stratificazione normativa e delle prassi legate al mondo del lavoro e dell’impresa. Dove l’agricoltura si collochi è questione ancora aperta sia sul piano politico che programmatico, nonostante la normativa nazionale e regionale che la inquadra con chiarezza come strumento di innovazione e crescita del mondo agricolo da un lato, e come strumento di welfare e impresa sociale dall'altro. L’unicità del settore, anche rispetto al quadro europeo, ne fa sicuramente una esperienza in costante ridefinizione, ma dall'altro rischia di generare disorientamento negli operatori e nella percezione sociale e di comunità dello strumento in quanto tale, delle sue prospettive, della sua dignità di impresa, di incubatore di esperienze formative, di promotore di legalità e crescita delle comunità locali. La Campania offre dal canto suo una normativa regionale all'avanguardia che guarda con chiarezza agli aspetti sociali e riabilitativi dell’Agricoltura Sociale come pure a tutto il suo potenziale di impresa. Ciò nonostante l’esperienza legata ai finanziamenti europei in agricoltura, come per le altre misure trasversali, ci rimandano ad una difficoltà di accesso alle risorse, in particolare legate al fatto che l’agricoltura sociale viva prevalentemente l’esperienza ibrida del tessuto economico della cooperazione, che spesso non viene considerato nelle prassi e nelle procedure legislative ed amministrative. A questo si aggiunge il tema della gestione dei beni confiscati e relativa discrasia tra la normativa legata a questi e la normativa – come pure le scelte regolamentari – legate alla gestione dei finanziamenti europei (a titolo di esempio: la difficoltà di accesso a misure europee per chi ha in gestione beni confiscati su cui insistono titoli di comodato d’uso e non titoli di locazione, questi ultimi vincolanti per partecipare alle domande pubbliche ma non previsti dalla normativa per la gestione dei beni confiscati. Il risultato è l’assunzione di un rischio di impressa importante da parte della cooperazione e l’impossibilità ad accedere a forme di sostegno e di implementazione delle attività agricole e/o ad esse connesse in termini di diversificazione aziendale). Il recente orientamento di inquadrare l’Agricoltura Sociale come parte dei processi di diversificazione aziendale in agricoltura, se da un lato offre possibilità di potenziamento delle attività socio-riabilitative ed occupazionali in agricoltura anche grazie al contributo del mondo profit, dall'altro lascia intravedere un rischio sostanziale di una deriva ancillare dell’agricoltura sociale verso il mondo dell’impresa pura. Per queste ragioni la riflessione deve poter considerare sicuramente l’obbligo e l’impegno del mondo della cooperazione a guardare con favore e a dotarsi di competenze e strumenti propri dell’impresa, ma anche la necessità di salvaguardare l’esperienza dell’agricoltura sociale come spazio protetto di sostegno alla professionalizzazione ed occupazione di soggetti con fragilità, che guarda alla valorizzazione delle eccellenze e alla tutela del territorio prima che al profitto. Il rischio che l’Agricoltura Sociale possa diventare un brand buono per il marketing ma svuotato di senso e di radicamento territoriale è da ritenersi sostanziale e pericoloso.
0 Commenti
Lascia una Risposta. |
News
Tutti
Archivio
Maggio 2024
|