Torna, per la seconda edizione, l’appuntamento con #perchisimescola, il nostro evento annuale dedicato alle questioni legate alla salute mentale. A distanza di un anno tante sono le soddisfazioni che possiamo raccontare, ma sono altrettanto forti le preoccupazioni che ci troveremo a condividere. Dopo la chiusura degli OPG, una grande battaglia di civiltà che viene da lontano, si apre un complicato intreccio di altre questioni, nazionali e territoriali, legate all’orientamento, sempre più istituzionalizzante e medicalizzante, che sembrano prendere i servizi di salute mentale. Ribadiamo subito un concetto: non basta chiudere gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari se poi il cambiamento passa attraverso la realizzazione di microstrutture che ne hanno il non tanto vago ricordo, le REMS. E sfatiamo anche un altro dubbio: non siamo pregiudizievolmente contro le strutture residenziali o le REMS in quanto tali: crediamo piuttosto che se esiste una sparuta minoranza di persone che necessitano di interventi di questa natura, ve ne sono molte altre completamente abbandonate, private insieme alle loro famiglie di sostegno, orientamento, autonomia; private in buona sostanza della dignità e del loro futuro. La miopia delle istituzioni - volontaria o involontaria? - continua ad immaginare la gestione e l’organizzazione dei servizi di salute mentale come un fatto meramente contenitivo, medicalizzante, sottilmente e culturalmente manicomiale. Un orientamento, questo, destinato a potenziarsi, dato il costante drenaggio di fondi pubblici in favore delle residenzialità piuttosto che di altri servizi, e ad essere l’unico strumento con il quale affronteremo, a breve, gli esiti del postmanicomiale, ovvero quella immane platea di persone con disabilità mentale adulta che si troverà nei prossimi anni senza supporto familiare, avendo genitori prevedibilmente anziani, e contestualmente senza alcuna rete territoriale di supporto, senza servizi e senza processi di costruzione del “dopo di noi”, tanto chiacchierato, ma altrettanto incompiuto. In questo quadro, territoriale, regionale e nazionale, in cui si privano le persone e le famiglie della loro autodeterminazione, si costruiscono percorsi sussunzione e cattura, plasticamente raccontanti da forme di contenimento fisico e farmacologico, Progetto CAPOVOLTI e la rete di riferimento, provano a dire qualcosa di diverso, dire il possibile, smuovere la comunità. Progetto CAPOVOLTI racconta innanzitutto l’inserimento lavorativo reale e concreto; racconta di un luogo immaginato e realizzato con fatica e coraggio, ma dove oggi respira e si amplia una comunità possibile di donne e uomini, giovani e meno giovani, bambini e ragazzi, senza alcuna differenza se non quella delle singolari qualità, limiti, energie, risorse, passioni, desideri. Progetto CAPOVOLTI racconta di un coinvolgimento possibile delle persone e della comunità, di una sensibilizzazione costante delle scuole e del territorio, di un coinvolgimento operativo del mondo del no profit e del mondo profit. Progetto CAPOVOLTI racconta dell’aspirazione di tutte e tutti noi a re(i)stituire senso e valore all’essere comunità di persone, tutte uguali e per questo tutte differenti. Una sfida che in questo anno si è concretizzata nell’avvicinarsi e nel partecipare di tante e tanti compagni di strada. Torna #perchisimescola, dunque, e torniamo più mescolati che mai! Coglieremo questa nuova occasione a cui invitiamo tutte e tutti, operatori, giovani e studenti, associazioni, cooperazione, istituzioni, per valorizzare quanto di buono promuove questo nostro territorio in termini di formazione, impresa sociale, welfare di comunità e coinvolgimento dei giovani. Coglieremo l’occasione per mostrare quanto quello che promuoviamo a parole si concretizza nell’esperienza della mutualità, della costruzione di comunità cooperative e di imprese sociali. E coglieremo ancora una volta l’occasione per tenere aperto il dibattito sul superamento degli OPG, convinti che non bisogna abbassare la guardia, che bisogna pretendere interventi territoriali ben oltre le strutture e le residenzialità di varia natura; bisogna pretendere la possibilità per utenti e familiari di decidere il proprio percorso di costruzione di vita e di benessere; bisogna pretendere l’attuazione di strumenti per costruire servizi territoriali di inserimento lavorativo, di supporto domiciliare, di orientamento ai servizi, di accompagnamento scolastico e formativo, di coinvolgimento della comunità, di potenziamento della rete di servizi e dell’associazionismo. In sintesi, pretendere un nuovo percorso, oltre l’istituzionalizzazione, per re(i)stituire dignità alle persone con disabilità mentale e alle loro famiglie, per restituire loro la libertà, e con essa la responsabilità, del proprio percorso di vita. Senza pietismi o vittimismi, ma con la consapevolezza che accanto ai necessari supporti, sono necessari altrettanti percorsi di autonomia, lavoro, crescita personale e comunitaria.
Torna #perchisimescola, e non sarà solo un momento di denuncia e riflessione, non sarà una passerella. Sarà, lo speriamo davvero, un momento di condivisione di esperienze positive, di consolidamento e costruzione di quella rete dal basso che ci pare indispensabile per proporre itinerari di cambiamento, strategie possibili, narrazioni alternative alle logiche dell’esclusione. #perchisimescola non è solo un titolo o uno slogan, è per noi un fatto identitario e culturale: mescolarci significa essere convinti che l’altro da me è portatore sano di qualcosa che può arricchirmi, alla pari, e che io posso essere arricchito dall’incontro e dal camminare con l’altro; mi mescolo perché penso che una società plurale e orizzontale sia migliore e sia possibile; mi mescolo perché penso che la contaminazione sia un fatto che aggiunge alla mia esperienza di vita e non toglie nulla; Mi mescolo perché voglio poter condividere abbracci, gioie e difficoltà, con Marco, Aldo, Doriano, Licia, Claudio, Nunzio, Marco, Roberto, Paolo, Nathalie, Francesca, Alessandra, Matteo, Dominique, Giuseppe, Emmanuele, Michele, Liberata, Patrizia, Alessandro, Alfonsina, Edolmina, Giuseppe, Nicola, Angelo, Maria, Francesco, Domenico, Silvana, Eva, Elisa, e tanti, tanti altri … Mi mescolo perché voglio che anche agli altri sia consentito mescolarsi e rendere più bella, più sana, più equa, più dignitosa, la propria vita e quella di tutta la comunità. E tu, che aspetti a mescolarti con noi ?!
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Maggio 2024
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