Quest’anno anche noi eravamo presenti alla VII edizione del Festival dei Matti di Venezia (13-14-15 maggio 2016). All’interno del festival si è tenuto l’incontro Nazionale Forum di Salute Mentale con interventi di Vito D’Anza, portavoce del forum Nazionale di Salute Mentale, Franco Corleone commissario unico del governo per le procedure necessarie al definitivo superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari, Alberta Basaglia vicepresidente Fondazione Franco Basaglia, Peppe Dell’Acqua direttore collana 180, Stefano Cecconi del comitato stopOpg nazionale, Gisella Trincas presidente Unasam, e vari altri referenti del Forum, cittadini, familiari, persone con esperienza nel settore ed operatori.
una progressiva integrazione sociale o c’è stato solo un passaggio di persone da un luogo all’altro? E tutti quelli che dovrebbero essere inseriti, ma per i quali al momento non ci sono posti, quanto tempo resteranno nelle “liste d’attesa”?
Quello che si sa è che ad oggi esistono Rems esemplari, senza sbarre alle finestre, senza porte chiuse, senza cancelli e Rems da risistemare in cui il senso della legge ancora non è stato colto o attivato. Molto dipende dalle amministrazioni regionali che si gestiscono in maniera diversa da regione a regione e dalle modalità di gestione e organizzazione dei servizi territoriali, dalle modalità di formazione di operatori e medici e dalle modalità di “preparazione” dell’utenza da mandare fuori una volta valutati positivamente. Ma molto dipende anche dal codice penale che, nonostante la chiusura degli Opg non ha modificato la legge 85 che di fatto dichiara che la persona incapace di intendere e di volere non è imputabile per cui necessita di una accertamento e poi di scontare la pena in un luogo diverso dal carcere. Appare quindi inevitabile e necessario riportare la politica e le istituzioni alle proprie responsabilità nell’ambito della salute mentale, con particolare attenzione alle questioni riguardanti i diritti, la giustizia, la qualità delle cure e la qualità della vita. Sicuramente molto è da migliorare, ma piano piano i processi si attivano e si migliorano parlandone e riflettendoci insieme.
Tutto ciò documentato dai filmati delle telecamere di controllo del reparto. Medici condannati, infermieri ancora in attesa di giudizio, ma sicuramente complici e condannabili.
Dopo la visione del video la prima reazione che verrebbe spontanea è il silenzio, ma silenzio perché di fronte all’assurdità e alla brutalità di certi eventi e certi comportamenti “umani” a volte non si sa proprio che dire, come giustificare, come rispondere, si rimane impietriti come di pietra dovevano essere i cuori di quella gente che ha contribuito ad una morte così assurda e senza senso. Ma il silenzio non va bene, non aiuta né chi guarda né chi è coinvolto. La parola, invece, è forte, ciò che si deve fare è parlare, e magari gridare, denunciare, combattere e farsi portatori dei diritti di vita, di benessere, di cura e di sana cura. Probabilmente quegli infermieri, nello scarico di responsabilità, si sono sentiti meno colpevoli, si è creata una deumanizzazione che ha investito tutti all’interno del reparto, ma che non può giustificare né la brutalità dei comportamenti né l’ignavia. Tutti da condannare e tutto da cambiare nella gestione degli SPDC (servizi ospedalieri psichiatrici di diagnosi e cura). Ed ecco che si ritorna al discorso precedente di scuotere la politica, le istituzioni, le regioni affinchè certe determinate leggi possano essere modificate, perché non è possibile che ad oggi la contenzione sia addirittura consentita da regolamenti interni. Le porte chiuse, i lacci e le cinghie impediscono all’uomo di essere libero, ma la libertà è un diritto fondamentale, la privazione di tale diritto è anticostituzionale, antiumana, antimorale e antisociale.
Come si può definire quest’esperienza al Forum sulla Salute Mentale? Credo che la giusta definizione sia emotivamente coinvolgente. Coinvolgente perché lascia la voglia di trascinare altri e farsi coinvolgere in un processo di cambiamento e miglioramento ed emotivamente toccante perché è proprio dall’emotività, che certe storie vanno a scuotere, che si deve partire per trovare la forza di attuare questo cambiamento.
L’impressione è che questi aspetti, queste battaglie, siano ancora però, magari non volutamente, abbastanza settorizzate. Il coinvolgimento della medicina e in particolare del mondo psichiatrico in questo evento è stato massimo e direi anche totale, quello che è sembrato mancare è stato l’aspetto più “sociale”. Certo si lavora per il benessere dell’utenza con disturbo mentale e non solo, e per il miglioramento della qualità della vita e soprattutto delle cure, ma pare mancare, o non essere del tutto definita, la connessione con la psicologia in termini di professionalità da tirare in campo in aiuto alla psichiatria e all’utenza e in termini di attenzione agli aspetti propriamente più mentali della condizione sia del malato che del medico. Probabilmente il discorso sarebbe stato troppo lungo, probabilmente ampliare il campo al sociale, al mondo degli operatori, delle comunità riabilitative, dei familiari, del sostegno psicologico e psicoterapeutico avrebbe messo in ballo altri scenari. Beh…noi speriamo che tutto ciò possa essere presente al prossimo Forum, con una più incisiva partecipazione di psicologi e operatori sociali… Alessandra Albini - Psicologa, Psicoterapeuta, Direttore Progetto Capovolti
1 Commento
8/5/2024 19:28:29
Hi nice reading your postt
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